venerdì 12 dicembre 2008

UN'IMMAGINE, NESSUNA E CENTOMILA.

Una fotografia sarà l’incipit del mio secondo post.

Un percorso di conoscenza, un concetto psicologico, un romanzo pirandelliano.
Parliamo di identità, partendo però dall’immagine qui accanto.

Casualmente ho visitato una mostra fotografica, allestita in una villa comunale di un piccolo paese della “brianza”, Carugo;
E qui con sorpresa e interesse ho potuto vedere delle immagini di un fotografo lombardo, il noto Maurizio Gallimberti.
Egli privilegia la fotografia di ricerca attraverso il concetto del ritmo e movimento, tipico di futuristi e cubisti. Le sue creazioni sono una via di mezzo tra l’arte figurativa e la fotografia.
Fondamentale nella realizzazione delle stesse è l’utilizzo di un mezzo, che i fotografi considerano “povero”: la macchina fotografica ”Istant Polaroid”;

Marchio fotografico che è diventato nell'era pre digitale sinonimo di foto istantanea, infatti strumento capace di catturare e stampare le immagini nell’immediatezza, come in uno specchio, l’immagine diventa istantanea.
Oggi, purtroppo per i nostalgici questo apparecchio è in via di estinzione, però è ancora capace di segnare il tempo.

Gallimberti si fa interprete e ideatore dello specifico movimento ''Polaroid Pro Art''.

In particolare a me piacciono i suoi ritratti, formati da “un’immagine, nessuna, cento mila immagini”. Una sorta di ricerca di identità , attraverso la forma e la luce ma non solo.
Uno scoprire il personaggio in posa, attraverso diversi punti di vista-ripresa, dal dettaglio al totale, dal totale al dettaglio, quasi in circolo ermeneutico. La forza di queste immagini sta nel provocare la ricerca di una identità più che della forma estetica, di andar oltre la visione, di entrare in profondità, oltre la tridimensionalità apparente dell’effetto fotografico.

Questa immagine dunque, permette innumerevoli approfondimenti; Pirandello svolge una ricerca continua sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia l’idea che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma. ( “relativismo psicologico”)
L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno sé stesso, poiché ognuno di noi vive portando una o più maschere.
Queste riflessioni trovano spazio espressivo nel romanzo “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello.
Lo stile fotografico di Gallimberti rimanda, a mio parere, al concetto di disgregazione dell’io; come uno specchio infranto in molteplici frammenti, ognuno dei quali riflette una realtà sempre diversa.
“nulla è come sembra”. Pirandello.

3 commenti:

  1. Semplicemente stupendo questo modo d'interpretare la fotografia. E' la prima volta che sento parlare di questo artista. Davvero affascinante, sopratutto quando parli dell'associazione cubismo e fotografia. Ci sono per caso altri artisti che si rifanno ad altri stili artistici?

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  2. Spettacolare... è dir poco... sono rimasta veramente colpita dall'immagine che hai proposto...

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  3. Molto bello! mi ha molto colpito e mi ha fatto pensare... quai quasi compro una polaroid, non so perchè ma mi fa venire voglia di sperimentare.
    grazie del post!

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